Compatibile con il pubblico l’attivita d’imprenditore agricolo

    A condizione però che impegni il dipendente in modo marginale

    Domanda

    Sono un dipendente dell’agenzia delle dogane e vorrei sapere se posso esercitare, senza ricorrere al part-time, un attività agricola in una piccola azienda familiare ereditata.
    Premesso che:
    - la normativa di riferimento (da ultimo il Dlgs n. 165/2001) non affronta nello specifico l’argomento ma rimane vaga sui termini di “attività marginale”, “attività non prevalente”, “attività saltuaria”, “impegno modesto” ecc.;
    - non intendo essere né coltivatore diretto né imprenditore agricolo professionale ma solo titolare di partita Iva. Non intendo usufruire di alcuna agevolazione prevista per le attività agricole;
    - tipo di attività: coltivazione di circa mezzo ettaro di vigneto per conferire una volta all’anno uva a cantina sociale cooperativa;
    - reddito massimo: 2.000 euro/anno.
    Chiedo: le due attività sono compatibili? Devo necessariamente chiedere il part-time? Posso essere titolare di partita Iva per tale scopo? Esistono precedenti in tal senso?

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    Compatibile con il pubblico l’attivita d’imprenditore agricolo
    - Ultima modifica: 2009-04-17T00:00:00+02:00
    da Daniele Gualdi
    Compatibile con il pubblico l’attivita d’imprenditore agricolo - Ultima modifica: 2009-04-17T00:00:00+02:00 da Daniele Gualdi

    30 Commenti

    1. Ma dico,una volta che ho lavorato le ore stabilite da contratto con lo Stato e quindi averlo rispettato, cosa importa all’amministrazione pubblica di cui sono dipendente quello che faccio nella restante parte della mia giornata?, Anzi, lo Stato, dovrebbe avere interesse a che io continui a produrre per il mio Paese e a pagare due volte le tasse: ne riceverebbe solo vantaggi! Questa assurda norma, non fa che tenere a freno tante energie che potrebbero liberarsi nel privato facendo emergere anche del nero. Perchè se voglio farmi il vino, lo faccio lo stesso nel pomeriggio ma a nero!. Invece, potendolo farlo nella legalità (moltiplicato per tutti coloro che farebbero un secondo lavoro) si innescherebbe un meccanismo virtuoso per l’economia che è inutile stare qui ad illustrare!

    2. Nella risposta che mi e’ stata data la partita IVA agricola la posso aprire ma la devo utilizzare esclusivamente per intestarmi mezzi agricoli come richiesto e che l’autorizzazione a lavorare nei terreni di famiglia sia da rinnovare di anno in anno in quanto si menziona non un periodo come richiesto ma una data di inizio e una data di cessazione.
      Sono un dipendente delle forze armate.

      • Il lettore è un dipendente delle forze armate. In materia di attività compatibili con il rapporto di lavoro, valgono norme simili a quelle dettate per gli impiegati civili dello Stato. Il principio generale è quello di cui all’articolo 98 della Costituzione, e cioè che i dipendenti pubblici sono tenuti al dovere di esclusività della prestazione nei confronti dell’Amministrazione di appartenenza. Questo principio è stato attuato con il Decreto Legislativo n. 66 del 15/3/2010, il “Codice dell’ordinamento militare”, il quale all’articolo 894 dispone che è “incompatibile l’esercizio di un mestiere, di un’industria o di un commercio, la carica di amministratore, consigliere, sindaco o altra consimile, retribuita o non, in società costituite a fine di lucro”. Tuttavia, il successivo articolo 896, ammette la possibilità di svolgere attività extraprofessionali, purché previamente autorizzate. Le attività autorizzate dovranno in linea generale essere: compatibili con la dignità del grado e con i doveri d’ufficio, svolte al di fuori dell’orario di servizio, effettuate senza carattere di continuità ed assiduità nonché senza eccessivo impegno temporale, in modo tale da non pregiudicare la capacità lavorativa ed il rendimento in servizio.
        L’attività imprenditoriale in agricoltura è incompatibile con la professione militare nel momento in cui venga svolta in maniera professionale ed in modo stabile, mentre dovrebbe rientrare fra le attività compatibili, se l’impegno richiesto è modesto e non abituale o continuato durante l’anno.
        Barbara Segato

        • Il lettore presumibilmente chiede informazioni con riferimento alla possibilità di utilizzare – in qualità di imprenditore agricolo – il “gasolio agricolo agevolato”; la specificità di questo gasolio è che beneficia di un’agevolazione fiscale, perché è soggetto ad accisa in misura ridotta e quindi ha un prezzo inferiore al gasolio ordinario. Può essere utilizzato dalle aziende agricole, per alimentare i mezzi di lavorazione del terreno. Il requisito richiesto è che l’azienda agricola sia iscritta come tale nel Registro Imprese della CCIAA territorialmente competente.
          Con DM del 30 dicembre 2015, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha approvato le nuove tabelle di determinazione dei consumi medi di prodotti petroliferi impiegati in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella selvicoltura e piscicoltura e nelle coltivazioni sotto serra, ai fini dell’applicazione delle aliquote ridotte o dell’esenzione dell’accisa. Le Regioni sono autorizzate ad apportare eventuali modifiche ed integrazioni a detti valori e ad apportarvi maggiorazioni in relazione a condizioni climatiche particolari, a peculiarità del proprio territorio, per condizioni transitorie di emergenza ecc. Per ottenere il carburante agevolato l’azienda dovrà quindi dimostrare il possesso dei terreni e delle attrezzature necessarie per gli allevamenti o le coltivazioni; la richiesta va effettuata tramite i centri autorizzati ai quali si invita il gentile lettore a rivolgersi per tutte le informazioni sull’argomento.

          Barbara Segato

      • Si coglie l’occasione per ricordare le seguenti definizioni:
        imprenditore agricolo: è il soggetto che esercita un’attività di impresa agricola: coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento di animali. È in possesso di Partita Iva rilasciata dall’Agenzia delle Entrate.
        imprenditore agricolo professionale: è il soggetto che, in possesso di competenze e conoscenze professionali, dedica alle attività agricole almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e ricava dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro (in zone svantaggiate le percentuali di reddito e di lavoro sono ridotte al 25%).
        coltivatore diretto: si dedica direttamente ed abitualmente alla coltivazione o all’allevamento; sono necessarie anche le seguenti caratteristiche dell’azienda:
         il lavoro occorrente per il fondo sul quale viene svolta l’attività agricola non deve essere inferiore a 104 giornate annue
         l’effettiva prestazione di lavoro del nucleo familiare non deve essere inferiore ad 1/3 di quella occorrente per le normali necessità delle coltivazioni del fondo
        Il tempo di lavoro è calcolato in modo convenzionale, utilizzando apposite tabelle.
        Pertanto, un soggetto può essere imprenditore agricolo tout court, oppure possedere anche la qualifica previdenziale di imprenditore agricolo professionale o di coltivatore diretto.
        Il lettore, se svolge attività di lavoro dipendente pubblico, a tempo pieno, probabilmente è interessato ad essere imprenditore agricolo, senza ulteriori qualifiche previdenziali; questo può essere possibile, tenendo presente i limiti derivanti dal rapporto di pubblico impiego. Infatti, i dipendenti pubblici, secondo quanto stabilito dall’articolo 98 della Costituzione, sono tenuti al dovere di esclusività della prestazione nei confronti dell’Amministrazione a cui appartengono. In deroga a tale principio, può essere ammessa la possibilità di svolgere – previa autorizzazione – altre attività, che non siano in conflitto con gli interessi dell’Amministrazione di appartenenza e che risultino compatibili per impegno lavorativo con l’attività di servizio.

        Barbara Segato

    3. Sono un dipendente Statale. Ho ereditato alcune arnie di api. Avrei bisogno di sapere se posso coltivare come hobby questa attività nel rispetto delle norme.

      • Essendo l’apicoltura un’attività lecita, ciascuno può certamente coltivarla come hobby!!
        Tuttavia, mi chiedo se il nostro lettore possa e voglia esercitarla anche come una vera e propria attività imprenditoriale…, pensando, ad esempio, in futuro di produrre non solo il miele per l’autoconsumo ma anche per la vendita a soggetti terzi.
        Infatti, a non tutti i dipendenti statali è negata la possibilità di esercitare un altro lavoro, nella fattispecie quello di imprenditore agricolo ex art. 2135 c.c.!
        Ci sono tanti esempi di dipendenti statali che con il proprio dirigente sono riusciti a dimostrare di aver ereditato l’azienda (in questo caso le arnie), che questa occupazione non solo non è incompatibile o in concorrenza con quella principale (l’impiego statale), ma la si può svolgere tranquillamente al di fuori dell’orario di lavoro…
        Ci sono buone probabilità che il suo hobby diventi qualcosa di più organizzato… con benefici non solo per lei ma anche per tutti… considerando il lavoro prezioso che le api svolgono per l’ambiente in cui tutti viviamo!

        Rosaria Traverso

    4. Buonasera.

      Colgo l’occasione per porgere anche io una domanda a riguardo. Mia figlia ha 28 anni e nel 2010 ha partecipato a un PSR, acquisendo la qualifica di IAP. Se oggi lei volesse partecipare a un concorso pubblico per un posto a tempo indeterminato da impiegata in un ente pubblico economico, potrebbe partecipare? E nel caso dovesse vincere, potrebbe essere assunta o sarebbe legata all’assurdo, lasciatemelo dire, vincolo di 10 anni? Dovrebbe recedere dal PSR? Grazie.

      • Sua figlia desumiamo che abbia partecipato ad un bando Psr di insediamento ed ha ricevuto il contributo relativo divenendo Iap. Con l’acquisizione del contributo a fondo perduto sua figlia si è impegnata a mantenere la sua posizione Iap per un certo numero di anni (dipende dal vincolo previsto sul bando) di norma 10 anni. Se tale vincolo non viene rispettato esiste l’obbligo di restituzione del contributo ricevuto oltre interessi e sanzione.
        Quindi non vediamo questioni ostative a che sua figlia possa partecipare ad un concorso pubblico per un posto di dipendente a tempo pieno ma qualora lo vincesse verrebbe meno la qualifica di Iap e conseguentemente sua figlia dovrebbe provvedere alla restituzione del contributo per soddisfare l’obbligo previsto nel bando.

        Luciano Boanini

        • Gentile Dott. Boanini,

          in merito alla risposta di cui sopra vorrei, se possibili, ulteriori delucidazioni:
          Nella suddetta si afferma che, poiché la figlia della signora Pomponio ha acquisto la qualifica di IAP a seguito di partecipazione a bando PSR e ottenimento del relativo contributo, se dovesse accettare un posto di lavoro pubblico relativo alla vincita di un concorso, perderebbe il dritto al contributo del PSR poiché verrebbe meno la qualifica di IAP.
          La motivazione di quanto suddetto risiede nel fatto che per la qualifica IAP si deve dedicare almeno il 50% (25%) delle ore del proprio tempo di lavoro complessivo all’attività? Se cosi fosse, come si stabilisce la misura del 50% considerando che un agricoltore può impiegare sia i pomeriggi e i week-End nell’attività (fuori dagli orari ordinari di lavoro)?
          L’imprenditore agricolo deve necessariamente acquisire questa qualifica per i Bandi PSR?

          Angelo Auria

    5. Buon giorno.
      Sono un docente di scuola superiore e ogni hanno richiedo al mio Dirigente l’autorizzazione ad esercitare la libera professione di ingegnere.
      Avendo avuto in eredità un appezzamento di terreno con la presenza di alberi di ciliegio posso ampliare la mia partita IVA e diventare IAP o altro che mi permetta di coltivare il terreno e venderne il prodotto?

      Giorgio Minissale

      • Abbiamo avuto modo di far presente che per i dipendenti dello Stato il mero svolgimento di attività agricola non è di per se stesso soggetto alla procedura di autorizzazione da parte dello Stato stesso in deroga al divieto di svolgimento di attività professionali e di lavoro autonomo. Se però lei svolge anche un’attività professionale deve precedere alla richiesta al Dirigente come per altro ci dice di aver fatto ogni anno.
        Per l’esercizio dell’attività lei potrà, nei modi e nei termini previsti dall’art. 36 del DPR 26.10.72 n. 633, comunicare all’Agenzia delle entrate, l’esercizio di una nuova attività (l’attività agricola) scegliendo il regime iva conseguente. In tale momento Lei dovrà verificare se esistono o meno i termini per l’iscrizione dell’attività agricola al Registro delle Imprese (detenuto dalla Cciaa) e nel caso dovrà operate con la procedura Comunica sia per la Cciaa che per l’Agenza delle entrate.
        Lei può tranquillamente svolgere l’attività agricola come imprenditore agricolo ai sensi dell’art. 2135 c.c. senza alcun problema. Se invece vuole iscriversi all’Albo Regionale dell’Iap (Imprenditore Agricolo Professionale) Lei deve avere i tre requisiti obbligatori (previsti dal D.Lgs.99/2004) per detta iscrizione: tempo e reddito prevalente da parte dell’attività agricola e requisito di professionalità. Dubito che con l’attività di insegnate e di ingegnare possa soddisfare questi requisiti. Le consiglio pertanto di rivolgersi ad un patronato agricolo o ad un esperto che le possa verificare le suddette condizioni consigliandole l’inquadramento fiscale e previdenziale più corretto.

        Luciano Boanini

    6. Sono una dipendente parastatale, collaboratore sanitario. Io e mio marito siamo soci al 50% di una società semplice agricola, con produzione di cereali, di cui io sull’atto costitutivo sono socio amministratore. Facciamo lavorare i 19 ettari a terzisti e la contabilità viene tenuta da una agenzia secondaria di Coldiretti. Stiamo pagando un mutuo fondiario che dura 15 anni. Mio marito è un artigiano e controlla lui i terzisti quando lavorano il terreno, le coltivazioni, la trebbiatura e la vendita del raccolto.Tale qualità di socia in s.s. agricola è incompatibile con il mio lavoro parastatale? Cosa devo fare?

      • Abbiamo più volte trattato sulle pagine dell’Esperto risponde la questione dell’incompatibilità di alcune attività di impresa e lavoro autonomo con il pubblico impiego. In linea generale dobbiamo dire che a parte i casi in cui la mansione specifica del soggetto o l’inquadramento contrattuale specifico escludano la possibile di prestare altre attività il lavoratore pubblico a tempo pieno non può svolgere se non espressamente autorizzato dall’amministrazione nessuna attività di lavoro autonomo o di impresa soggetta alle norme della legge fallimentare. Orbene essendo l’attività di impresa agricola notoriamente esclusa dalle imprese soggette alle procedure della Legge Fallimentare direi che non ci sono particolari incompatibilità tra il suo ruolo nell’impresa agricola e l’attività di dipendente in una azienda parastatale. Trattandosi però di lavoro parastatale debbo rimandare il mio parere di carattere generale alle specifiche norme contrattuali e/o di mansione specifica che potrebbe far sorgere una incompatibilità soggettiva.

        Luciano Boanini

    7. Buonasera,
      sono un militare ed ho ereditato dei terreni per la coltivazione di uva che conferisco presso una cantina sociale la quale me la paga producendo una fattura (quindi ho una P.Iva per coltivazione d’uva).
      Il mio dubbio è se posso registrarmi alla Camera del Commercio come AZIENDA AGRICOLA A ME INTESTATA per poter prendere l’integrazione ed il gasolio per i mezzi.

    8. Sono un perito agrario ma in seguito ad una laurea in scienze della formazione primaria e successivo concorso pubblico, lavoro come docente di ruolo in una scuola primaria. Da diversi anni ho alcune arnie, regolarmente denunciate. Da tempo però sto valutando l’idea di aumentarne il numero e di aprire partita IVA in regime di esonero, quella cioè per un volume d’affari fino a 7000 euro. Quello che mi blocca è la possibile interpretazione scorretta del passaggio “L’attività imprenditoriale in agricoltura è incompatibile con l’impiego pubblico nel momento in cui venga svolta in maniera prevalente e, quindi, presenti i caratteri di stabilità e ripetitività “. Un sindacato della scuola da me contattato mi ha infatti sconsigliato di procedere, perché secondo loro essendo titolare di un’azienda agricola di qualsivoglia natura diventerebbe automaticamente una cosa stabile e ripetitiva. Credo che questa interpretazione sia scorretta, visto quanto anche da voi riportato in merito a cosa contraddistingua un’attività prevalente ( e la mia non lo sarebbe nè per reddito nè per impegno lavorativo) ma vorrei un vostro parere in merito, visto che nel caso di svolgimento di attività “proibite” potrebbe sussistere la giusta causa per un licenziamento.
      Grazie in anticipo

    9. Sono un Infermiere e lavoro per una ASL, sono dunque impiegato pubblico a tempo pieno. Posseggo un ettaro di terreno coltivato a nocciole. Nel vendere i frutti del mio terreno mi viene espressamente richiesto dall’acquirente di fornirgli un numero di partita IVA che io non ho. Le mie domande sono: 1) Posso richiedere una partita iva agricola anche se sono dipendente pubblico ? 2) Richiedendo tale partita iva io inizierei una seconda attività, sono obbligato a richiedere l’autorizzazione al mio datore di lavoro per la conduzione del mio fondo anche se non lo faccio in modo professionale, ma occasionale ? Grazie.

    10. Salve,
      sono un supplente nelle scuole superiori e come docente lavoro dai 2 mesi ai 9 mesi l’anno dalle 6 ore alle 18 ore a settimana, vorrei sapere se sono obbligato ad iscrivermi all’INPS come IAP per gestire 32 ettari di seminativo (frumento duro o foraggera).
      Attualmente ho aperto la partita IVA agricola e mi sono iscritto alla CCIAA mi devo iscrivere anche come IAP e pagare doppi contributi all’INPS?
      I mesi che non lavoro a scuola faccio domanda di disoccupazione e quindi all’INPS pago dei contributi figurativi.
      Tutti i lavori svolti in azienda agricola li faccio tramite conto terzi quindi io vado solo a controllare che sia tutto in regola.
      Se un anno lavorassi solo 1 mese nelle scuole sono costretto a iscrivermi come IAP e pagare i contributi agricoli all’INPS ?

      saluti

    11. buonasera,sono un sottufficiale AM dovrei avere in donazione dai genitori , io e i miei 2 fratelli lavoratori statali, un’azienda agricola di 20 ht con seminativi e un pezzo di vigneto.Non volendo procedere a divisioni possiamo condurre l’azienda insieme? Oltre alla domandina alla mia amministrazione posso iscrivere l’azienda con il nome mio e dei miei fratelli alla camera di commercio e quindi avere una sola partita iva?
      Secondo la vostra esperienza che consigli ritenete darmi
      Grazie

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